Intervista a Matthieu Mantanus per Yamaha Music Club

Pianoforti

In occasione dell’uscita del suo ultimo libro dedicato a Rossini – di cui pubblicheremo degli estratti nelle prossime settimane – Matthieu Mantanus viene intervistato dal nostro Enrico Bonfante

E.B. Matthieu Mantanus: pianista, direttore d’orchestra, divulgatore, scrittore. Nient’altro?

M.M. Sì certo, si potrebbe aggiungere anche compositore, o produttore! Io però amo definirmi semplicemente un musicista. Un musicista che ama la musica, ama scoprirla, farla, e -soprattutto- condividerla con gli altri.

E.B. Se dovessi usare 3 aggettivi che ti definiscono?

M.M. Libero, vulcanico, e forse -paradossalmente- introverso.

E.B. Ci racconti il tuo primo approccio con il pianoforte?

M.M. Il mio primo approccio è stato a 4 anni ascoltando la prova di un concerto per organo e orchestra. Sono rimasto un’intera ora steso a pancia in giù sul parquet e quando mi sono finalmente alzato, ho dichiarato ai miei che volevo suonare l’organo. Mi hanno spiegato che ero un po’ bassino, ma che potevo iniziare con il pianoforte. Il giorno dei miei 5 anni me ne hanno fatto trovare uno in casa e da allora non ho mai più smesso.

E.B. Nel 2016 hai pubblicato “Beethoven e la ragazza coi capelli blu”, ed è appena uscito “Rossini!”. Non è da tutti raccontare i grandi compositori ai giovani, senza annoiare ma creando addirittura una trama avvincente. Cosa ti ha ispirato? Non sarà una reazione a qualche noiosa lezione ricevuta negli anni del Conservatorio?

M.M. No, io ho dei ricordi belli del Conservatorio. È piuttosto il risultato di come sono fatto io: per me qualunque materia impari entra a far parte della mia vita quotidiana. Era così anche a scuola quando imparavo scienze o letteratura, integravo quello che imparavo nel mio mondo. Per questo quando si è trattato di condividere la musica con le parole, mi è sembrato evidente di doverla raccontarla attraverso la vita, vera o di fantasia che sia. Perché per me, far musica significa esprimere l’umanità in tutta la sua complessità, vivere a fondo le sue profonde contraddizioni e i suoi sentimenti più ambigui. Non mi potevo immaginare scrivere di musica senza scrivere di vita.

E.B. Anche nei tuoi progetti musicali hai superato il confine tra classico e moderno. In BachBox rielabori le composizioni di Bach, sfruttando l’elettronica e il pianoforte ibrido Yamaha N3X … Ci puoi raccontare il progetto?

M.M. BachBox nasce proprio dal mio casuale incontro con l’elettronica: strumenti come l’AvantGrand N3X che suonano come pianoforti ma sono anche potenti strumenti elettronici, e con programmi come Ableton Live che ha scatenato in me una furia creativa che non vivevo dai tempi del conservatorio. Mi si è aperto davanti un mondo nuovo, sconfinato, che ho iniziato a esplorare giorno dopo giorno. Finché mi sono reso conto che dovevo darmi un quadro per orientarmi. In quel periodo stavo ristudiando Bach e ho pensato così che era il “compagno di viaggio” perfetto per affrontare l’incognito. Però non volevo suonare Bach con l’elettronica. Molti lo hanno fatto, anche molto bene, e si sa: viene bene. Quello che ho iniziato a fare è stato invece creare musica ispirata a quella Bach ma completamente nuova, riprendendo temi o modalità compositive, inserendoli poi in un quadro sonoro che rappresentasse il nostro mondo: rumori, discorsi, ecc… in BachBox c’è la nostra società, con le sue idiosincrasie, le sue dipendenze e il suo rapporto con l’elettronica. Con questo materiale sonoro sono andato a trovare la visual designer Sara Caliumi e insieme è venuto fuori lo spettacolo.

E.B. Quali sono i tuoi progetti musicali attuali?

M.M. Oggi sto lavorando a un nuovo album, sempre ispirato a musica del repertorio ma realizzato con l’elettronica. È un lavoro sui quattro Elementi -Acqua, Aria, Terra, Fuoco- in cui per ognuno parto da un brano di compositori affini a Debussy e scrivo un brano elettronico. Rispetto a BachBox, lavoro sul concetto di live, usando i programmi elettronici soltanto nella loro capacità di processare il segnale live del piano, senza tracce preregistrate. Questo lo renderà compatibile con un’esecuzione sul bellissimo Yamaha Disklavier. Registriamo il primo singolo tra pochi giorni!

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