Come hai iniziato?
Fu tutta colpa di mio padre.
Mi risponde così, sorridendo, Claudio Storniolo, uno dei musicisti più affermati e talentuosi del panorama italiano. Poi prosegue:
Mio padre suonava la fisarmonica, con tre dita, a orecchio. Voleva che la mia sorella maggiore suonasse e così le regalò una tastiera. Poi un giorno sentì suonare il tema del Carnevale di Venezia, accorse a vedere pensando di trovare lei, invece trovò me, che avevo solo tre anni. E così scoprimmo il mio orecchio assoluto! Qualsiasi cosa sentivo la riproducevo. Questo fu croce e delizia della mia infanzia: ero diventato il fenomeno da baraccone per i parenti che si divertivano a chiedermi di suonare qualunque cosa!
A sette anni mio nonno mi regalò un organo con gli accompagnamenti e poi andammo in conservatorio, dove mi presero a dieci anni. Mi sono diplomato, continuando sempre a suonare musica pop per conto mio.
Non hai mai studiato musica pop con un maestro?
Non credo nell’insegnamento della musica pop. So di farmi dei nemici con quest’affermazione, ma penso che il pop o ce l’hai o non ce l’hai. Se non sei in grado di suonare a orecchio, se non ti viene naturale, da dentro, vuol dire che non fa per te. Si apprende ascoltando i dischi, non andando a scuola.
Con Giorgia quando suonavamo “E poi”, io creavo ogni volta un’introduzione diversa, non ho mai codificato uno schema in tanti anni. Bisogna seguire “il sentire”, ogni volta il flusso è diverso in base al pubblico. Il jazz è questo, il blues arriva dal sentire della gente, non è un insieme di pattern. Per questo sono contrario alla sua codifica. La musica classica invece devi studiarla, poi se vuoi fare la differenza, devi avere comunque talento.
Orecchio = bravura?
La dote dell’orecchio assoluto potrebbe averla chiunque, anche una persona che non suona e che quindi non sa di averla.
L’orecchio assoluto mi ha permesso di vivere un po’ di rendita e ottenere ottimi risultati con facilità, negli anni in cui ero impegnato anche con il liceo. Ora che sono più vecchio invece ho capito l’importanza dello studio e suono tantissimo: da Prokofìev a Sollima, da Scarlatti a Schoemberg. Ci vuole serietà per essere musicisti, bisogna svegliarsi ogni mattina e studiare.
Adesso che in casa ho l’AvantGrand N1X non ho neanche più il problema della mattina, perché posso suonare pure a mezzanotte! Abito in un centro storico dove i vicini mi avrebbero pagato per non suonare, ora non ho più orari, è una svolta epocale!
Quanto sono importanti per te gli strumenti?
Sono completamente flippato per gli strumenti! Ho comprato la storica DX7 a quindici anni, ci ho messo un anno a pagarla, suonando ai matrimoni. Con la DX7 ho passato una settimana senza dormire per studiarne il funzionamento, l’ho montata in casa e la ammiravo, ci parlavo, osservavo la scritta, ero davvero fissato!
E la tua famiglia cosa diceva?
Mi hanno sempre sostenuto. Mio padre morì mentre ero a suonare al festival di Sanremo. Non ho mai avuto la possibilità di ringraziarlo per avermi incoraggiato, insieme a mia madre, a seguire il mio desiderio di suonare, a coltivare il mio talento. Io volevo lavorare come tutti i miei coetanei, ma lui me lo impedì, mi obbligò a studiare, nonostante non fosse in grado di garantirci chissà quale futuro. Mio padre non poteva permettersi di comprarmi il pianoforte, così a sette anni lo chiesi a Gesù Bambino. Il giorno dopo lo zio Totuccio e un suo amico decisero di regalarmelo. Sono sempre stato fortunato. Quando l’insegnante di solfeggio riconobbe il mio talento, restituì ai miei genitori il compenso pattuito e continuò a farmi lezione gratuitamente. Ho incontrato favori divini per fare il musicista. Spero un giorno di poter ricambiare, investendo sul talento di qualcuno.
Quindi servono talento, studio e fortuna?
Sono nato in Sicilia, dove ho vissuto fino ai diciotto anni. Ero lì quando morirono Falcone e Borsellino. Sono riconoscente a questi uomini. In Sicilia c’è gente per bene, che ha rinunciato alla propria vita per alti ideali. Da Falcone ho imparato il mio motto: “I risultati si ottengono con un impegno duro, continuo, quotidiano. Senza bluff.”
Qual è il tuo prossimo tour?
Sarò in tour con Fiorella Mannoia partendo dal Teatro Romano di Verona l’8 luglio, 25 date in giro per l’Italia ci porteranno fino all’autunno. Ho iniziato a suonare con lei alla fine del 2017 come pianista e tastierista. Sul palco c’è molto inter play tra musicisti e molto spazio per l’interpretazione. Succede raramente di trovare tanta affinità tra i musicisti: ci siamo sorpresi a intraprendere la stessa direzione dal primo momento, quando abbiamo iniziato a curare gli arrangiamenti. E poi Fiorella è una certezza, con una potenza interpretativa senza eguali. Dal lato umano poi, è bella nella vita come sul palco. Un’esperienza che auguro a qualsiasi musicista. Tutto quello che fai, è come lo sognavi da piccolo.
Quali strumenti compongono il tuo setup sul palco?
I miei strumenti sono l’AvantGrand (alterno N3X e N1X secondo le esigenze di spazio sul palco) e i sinth Montage e Motif.
Quali altre esperienze artistiche sono state per te particolarmente significative?
Ho suonato con Luca Barbarossa, Alex Baroni, Francesco De Gregori, Andrea Bocelli, Alex Britti, Noemi, Iva Zanicchi, Giorgia, Massimo Ranieri, il tenore Vittorio Grigolo…
Con Giorgia ho avuto massima libertà di espressione artistica. Giorgia vuole la tua anima, ti mette sempre nelle condizioni di esprimere tutto te stesso. Grazie a lei ho avuto la possibilità di suonare con artisti internazionali su un palco magico, impegnativo, irraggiungibile, dove puoi mettere in pratica tutto quello che sogni.
Con Barbarossa ho scritto l’album Musica e Parole, al mare, di getto, tra un’orata e un bicchiere di vino bianco…
Chi Sono – Marta Caldara Concertista, formatrice, dimostratrice. Qualsiasi attività preveda l’utilizzo di un pianoforte mi trova sempre coinvolta in prima linea! Adoro l’atmosfera del live e centinaia sono i progetti di questo tipo che mi vedono impegnata. In questo blog vi terrò aggiornati sui progetti e sulle ultime novità dal mondo Yamaha.
Mi interessava avere notizie di questo straordinario pianista, avendo capito quanto facesse indirizzare le sue esecuzioni alla sua anima musicale. Mi sono ritrovato quindi in questo articolo/intervista, che trovo eccellente.
Sono un pianista e tastierista dell’età di 62 anni, suono ad orecchio da quando avevo 10 anni, la musica è un mio hobby, non il mio lavoro.
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Bell’articolo