Elias Lapia, giovane saxofonista vincitore del Concorso Bettinardi 2021, ci racconta qualche aneddoto sul suo percorso di studi e sulla sua vita personale.
L’intervista
Prima di iniziare la nostra chiacchierata, ci teniamo a congratularci con te per la tua vittoria al Concorso Bettinardi 2021! Immaginiamo che tu sia molto orgoglioso del tuo risultato…
Elias Lapia: Vi ringrazio molto! Si è stata una grande soddisfazione, vincere un premio è una sorta di pit-stop dove realizzi di essere arrivato ad un certo punto e prendi la tua dose di motivazione per continuare a lavorare ancora piu duramente. La cosa piu bella però è stata poter suonare con musicisti veri dopo un lungo periodo di lontananza dai palchi e riassaporare l’energia e la carica che questa esperienza è in grado di dare ogni volta.
Come ha avuto inizio il tuo percorso in ambito musicale?
Elias Lapia: Ho iniziato a suonare il flauto dolce alle medie come tanti altri ragazzini, e, dopo circa un anno, su idea di mio padre, i miei genitori mi comprarono un saxofono. Lo ignorai completamente le prime due settimane ma dopo la prima lezione, avvenuta la sera di Capodanno, mi innamorai di questo strumento e da allora non ho piu smesso di tormentare i miei vicini di casa!
Quindi dobbiamo ringraziare tuo papà per averti fatto avvicinare al saxofono. Non è una cosa così comune al giorno d’oggi che i genitori scelgano di regalare uno strumento ai propri figli…
Elias Lapia: Si dobbiamo ringraziare lui. Io penso che il problema sia molto legato ad aspetti culturali. Molti genitori non hanno avuto modo o interesse ad essere esposti o ad esporsi alla musica e questa cosa si riflette sui figli. I miei genitori sono sempre stati appassionati di musica, anche se non di jazz in particolare, e questo ha chiaramente svolto un ruolo importante in tutto questo. Tra l’altro c’è un rapporto tra il flauto dolce e il saxofono e mi fa piacere che mio padre, per quanto inconsapevolmente, sia riuscito a coglierlo.
Sappiamo che hai seguito un percorso di studi davvero ricco, spostandoti anche in diverse sedi all’estero. Vuoi parlarcene?
Elias Lapia: Ho iniziato i miei studi alla Scuola Civica di Olbia e ai Seminari di Nuoro Jazz dove ho vinto alcune borse di studio tra cui quella come miglior allievo e quella per partecipare al PIMU 2013. Tra il 2013 e il 2015 ho preso lezioni private con Emanuele Cisi a Torino e poco dopo mi sono trasferito a Parigi dove sono stato ammesso al Conservatoire National Supérieur de Musique et de Danse de Paris (CNSMDP), li una volta preso il triennio nel 2018 mi sono trasferito in Olanda a Den Haag dove ho intrapreso il Master in saxofono Jazz al Conservatorio Reale sotto la guida del saxofonista e clarinettista americano John Ruocco. Sono state esperienze enormemente formative che mi hanno permesso di crescere molto non solo dal punto di vista musicale, ma anche da quello umano, permettendomi di confrontarmi con realtà molto ricche culturalmente che mi hanno permesso di evolvere dalla rigida mentalità insulare che inconsapevolmente mi stavo portando dietro. Ricordo vivamente la sensazione galvanizzante di apprendere qualcosa di nuovo praticamente ogni giorno e di lasciarmi andare al piacere del confronto costruttivo con le altre persone. Per ora devo dire è stato il periodo piu bello.
Quali sono le più grandi difficoltà che hai dovuto affrontare durante questo periodo della tua vita?
Elias Lapia: Ce ne sono state diverse, soprattutto all’inizio. Nel primo anno c’è stato uno scontro culturale col quale ho dovuto fare i conti, oltre che l’abituarmi a vivere in città. A Parigi l’ho vissuta come un’esperienza abbastanza alienante. Mi ricordo bene la barriera della lingua, delle scelte musicali e il fatto che mi domandassi “Ma io qui che ci faccio?”. Le cose si sono delineate nel tempo e attraverso una certa mia testardaggine ho voluto far fronte pian piano a tutti i vari problemi semplicemente compiendo delle azioni ogni volta, senza rimanere paralizzato. All’Aia èstato diverso, avevo già una discreta esperienza anche se ho piu volte sentito la brutta sensazione di non avere un tetto sopra la testa o che quello che avevo me lo avrebbero tolto da un momento all’altro. Oltre al fatto che cambiando vita dopo pochi anni, ogni volta è come ripartire da zero: non conosci il posto, la mentalità è diversa dalla tua, sei solo e devi rifarti degli amici… Non è una sensazione piacevole, ti senti un po’ in balìa di mille eventi. Fortunatamente col tempo, sono riuscito a risolvere tutte le varie vicissitudini e ho un bellissimo ricordo di tutto il percorso. Devo ammettere che le capacità sociali crescono notevolmente in questo genere di situazioni.
La tua attività quindi è perlopiù concentrata nel mondo del jazz quindi. Non ti è mai venuta la tentazione di provare ad affrontare la musica classica?
Elias Lapia: Ho studiato dai metodi classici per conto mio per sviluppare la tecnica strumentale dato che durante gli anni del liceo il conservatorio piu vicino era a due ore e mezza di macchina. Avevo curiosità verso la musica classica ma non mi interessava cambiare il suono e poi il jazz è talmente complicato di suo che ho preferito percorrere solo quella strada e fare una cosa fatta bene.
Com’è avvenuto il tuo incontro con il saxofono Yamaha Custom?
Elias Lapia: Son sempre stato uno “yamahista”. A parte uno strumento cinese che ho suonato il mio primo anno, durante il mio iniziale periodo formativo ho avuto uno Yamaha 275E alto. Questo strumento era particolarmente riuscito e spesso teneva testa a strumenti professionali molto piu quotati e costosi, così quando ho poi dovuto fare il salto di qualità e prendere uno strumento più elaborato, ho deciso di prendere un altro Yamaha, l’82 Custom Z che da 8 anni è il mio strumento principale, che ha fatto mangiare la polvere ad altri ben noti strumenti, anche d’epoca, così mistificati. Non ho finora trovato MAI, per quello che è il mio gusto e avendo provato anche ottimi strumenti, uno strumento che potessi considerare oggettivamente superiore e che quindi potesse far da sostituto all’82Z. La meccanica è come non sentirla, il suono e potente e corposo. Non posso chiedere di meglio.
Tanti complimenti e un grande in bocca al lupo per un futuro ricco di esperienze musicali sempre più interessanti e costruttive.
Mi ha colpito la forte personalità del Lapia che nonostante la giovane età ha le idee chiare. Nella musica lo ritengo un fuoriclasse.