Ranghino, una storia tra musica e vita

Pianoforti
Ranghino, continua il racconto sulla sua vita - Yamaha Music Club

Siamo di nuovo in compagnia di Luigi Ranghino, per continuare la nostra chiacchierata intorno alla musica.

Qual è in questo momento la musica da cui trai maggiore ispirazione, che ascolti, in cui ti senti più a tuo agio? “Suono Bach almeno un quarto d’ora al giorno, non potrei mai ascoltare Monk o Mozart mentre guido, perché andrei fuori strada, sono particolarmente affascinato dai preludi op. 74 di Scriabin, innanzitutto perché mi piacciono, poi perché offrono materiale infinito per improvvisare.”

Veniamo alla tua veste di didatta: hai pubblicato insieme a Franco D’Andrea un metodo di improvvisazione molto interessante. A chi è rivolto? “E un metodo utile a chi abbia già conoscenze di armonia, non proprio per principianti.”

Qualche novità in cantiere? “Sì, sto lavorando, sempre con D’Andrea ad un manuale di poliritmia, dedicato non solo ai pianisti, ma a tutti i musicisti. Sovente l’aspetto ritmico è trascurato, per concentrarsi sulla melodia e sull’armonia, mentre il ritmo è affidato ad una sezione di strumenti preposta. Se ascolti Parker però, sembra di sentire un batterista col sassofono! Il primo libro che ho comprato quando ho iniziato a suonare jazz è stato un metodo di batteria. Poi ho avuto la fortuna di suonare con un gruppo di cubani, che ragionano con la clave, ovvero un periodo di due battute con accenti molto marcati, il doppio rispetto alla battuta di quattro quarti alla quale siamo abituati noi europei. Così cambia la percezione del tempo e degli spazi, puoi improvvisare seguendo una linea melodica anche di 32 misure. In questo metodo cercheremo di sperimentare il controllo del ritmo, partendo da schemi semplici, fino a quelli più complessi.”

Ci sono altre forme che ti attraggono oltre al piano-solo? “Ho girato i teatri di tutto il mondo con un mimo che si chiama Johnny Melville. Ho suonato di tutto, anche musica da ballo. La mia curiosità mi ha portato a scoprire la musica elettronica, che offre una freschezza che non trovo più in altri generi. Sono partito per Berlino a caccia di nuovi suoni e ci sono rimasto un anno. L’anno scorso ho suonato con Max Loderbauer e Ricardo Villalobos, che hanno fatto insieme, come Vilod, un disco per l’ECM, secondo me un capolavoro. Con loro e con Gianluca Petrella abbiamo improvvisato un intero concerto. Con Max abbiamo poi registrato un disco, lo scorso novembre, su un pianoforte Transacoustic messo a disposizione da Yamaha, mentre in occasione di un concerto al Jazz Refound di Torino Yamaha mi ha fornito un AvantGrand N3X. Le possibilità che offrono questi strumenti sono infinite e ancora inesplorate: non solo permettono di essere amplificati perfettamente su un palco, ma quando si ha a che fare con l’elettronica, basta consegnare il segnale audio o midi ad un personaggio come Max, e l’unico limite sarà la tua fantasia. Per le possibilità che offrono di registrare o di suonare sulle basi, per il campionamento che garantisce una gamma dinamica che lo avvicina davvero al pianoforte acustico e per la tastiera meccanica, dovrebbero essere diffusi in tutte le aule di conservatorio.”

Chi Sono – Marta Caldara Concertista, formatrice, dimostratrice. Qualsiasi attività preveda l’utilizzo di un pianoforte mi trova sempre coinvolta in prima linea! Adoro l’atmosfera del live e centinaia sono i progetti di questo tipo che mi vedono impegnata. In questo blog vi terrò aggiornati sui progetti e sulle ultime novità dal mondo Yamaha.

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