Rieccoci dopo qualche appunto di teoria musicale per parlare della nascita della tastiera del pianoforte e di Pitagora. Ma andiamo per ordine.
L’origine di questa costruzione perfetta che è la tastiera è antica e complessa, ma estremamente affascinante. Tanto che ogni volta che mi trovo a spiegare la successione di toni e semitoni che compone la scala maggiore, non posso fare a meno di raccontare questa storia.
Una leggenda (purtroppo è solo una leggenda) narra che passando davanti alla forgia di un fabbro, l’attenzione del filosofo e matematico Pitagora fosse stata catturata dai diversi suoni che martelli di grandezza diversa emettevano colpendo il ferro. Alcune combinazioni creavano un clangore assordante, altre armonie meravigliose. Dopo una lunga osservazione Pitagora capì che c’era qualcosa di ordinato, di non casuale: il peso dei martelli che producevano suoni consonanti era in rapporto di proporzione 2:1, 3:2 o 4:3. Erano proporzioni intere, non decimali insomma. Da qui in poi la parte interessante (e ripetibile in laboratorio): Pitagora costruì un monocordo, ovvero una corda tesa tra due ponticelli, e sperimentò come i suoni emessi da una corda corta creassero vibrazioni rapide e un suono più acuto rispetto ad una corda più lunga. Lo so che oggi lo sanno anche i bambini, ma immaginiamo che scoperta fosse nel 530 a.C.!
Ma non è tutto:
- se una corda vibra a velocità doppia rispetto a un’altra (2:1) il suono si fonde profondamente, dando origine a due suoni a distanza di ottava (es.: do4-do5)
- se la proporzione è 3:2, abbiamo una quinta giusta (es.: do-sol)
- se è 4:3, abbiamo la quarta giusta (es.:do-fa)
Siamo di fronte alle proporzioni con cui vengono costruiti ancora oggi quasi tutti gli strumenti a corda: le corde del violino sono a distanza di quinta giusta tra loro (sol-re-la-mi), quelle del basso si muovono per quarte giuste (mi-la-re-sol). Ma in realtà questo sistema contiene un errore di cui lo stesso Pitagora si era già accorto: continuando a dimezzare la lunghezza della corda, continuava ad ottenere suoni (immaginiamo do) all’ottava superiore, fino a 7. Ma ricreando la proporzione 3:2 sul monocordo a fianco, dopo 12 volte, si aspettava di ottenere lo stesso do. E invece no: era leggermente, quanto insopportabilmente, diverso. Pitagora decise di non occuparsene, la musica dei suoi tempi non necessitava questo approfondimento. Il motivo oggi sappiamo essere matematico: 3 e 2 sono entrambi numeri primi, quindi continuando a moltiplicare per 3 non si otterrà mai un numero pari, mentre continuando a moltiplicare per 2 si otterranno sempre numeri pari. Non si troverà mai un numero comune alle due successioni.
Ma torniamo alla nostra storia. Nei secoli successivi, le proporzioni semplici di Pitagora hanno comunque posto le basi per lo sviluppo tecnologico nella costruzione di strumenti e l’affinamento dell’orecchio e del gusto musicale. I musicisti che si accorgevano di quelle leggere imperfezioni di intonazione, potevano aggiustare la nota con un piccolo spostamento del dito, trasformando un re diesis in un mi bemolle (sì, avete letto bene, erano due note diverse!). La composizione e la tecnica di costruzione degli strumenti si sono evolute seguendo gusti, mode, migrazioni, religioni… fino al giorno in cui la nascita di strumenti a tastiera ad intonazione fissa (sui quali cioè era impossibile modificare l’intonazione durante l’esecuzione) hanno posto il problema: re diesis o mi bemolle? E qui viene la parte più divertente della storia, ma ve la racconto la prossima volta.
Chi Sono – Marta Caldara Concertista, formatrice, dimostratrice. Qualsiasi attività preveda l’utilizzo di un pianoforte mi trova sempre coinvolta in prima linea! Adoro l’atmosfera del live e centinaia sono i progetti di questo tipo che mi vedono impegnata. In questo blog vi terrò aggiornati sui progetti e sulle ultime novità dal mondo Yamaha.
Davvero molto interessante
Molto interessante! Nel prossimi articolo puoi scrivere quanti cent di semitono distano i vecchi bemolle e Che sia nel sistema non temperato (come accennavi nell articolo qua sopra: re diesis e mi bemolle non erano la stessa nota)
Grazie.
Luca
Molto interessante!!!
Grazie!