Una vita da Musical con Anastacia: We will Rock You

Simone Gianlorenzi, chitarrista del Musical We Will Rock You (Tour Olandese) con la superstar Anastacia, ci racconta la sua esperienza, dalla costruzione del suo set up, sino alle emozioni e le differenze rispetto ad un concerto. La parola a Simone!

Condivido con voi la mia recentissima esperienza come chitarrista del tour Olandese di We Will Rock You con la superstar americana Anastacia nei panni di Killer Queen. We Will Rock You è un musical basato sulla musica intramontabile dei Queen e il lavoro del chitarrista all’interno dello show è molto importante e delicato. Si tratta di riprodurre uno dei repertori rock più celebri e conosciuti al mondo nonché lo stile e il suono di uno dei chitarristi più personali e iconici della storia del nostro strumento.

Fortunatamente sono da sempre un grande fan dei Queen e di Brian May, è proprio grazie a lui e alla loro musica che ho preso in mano la chitarra. Conoscevo già il loro repertorio, suonato i loro brani milioni volte in quasi trent’anni di chitarra appesa al collo, e lo stile di Brian, per me, è sempre stata la base su cui costruire il mio stile. Ho sempre amato il suo modo di creare degli assoli che sono brani all’interno dei brani, ho sempre adorato il suo vibrato, il suono suono inconfondibile. Sebbene conoscessi benissimo tutto ciò, e sebbene avessi già suonato praticamente tutti i brani di questo musical, non mi ero mai cimentato nell’impresa di ricreare il suo suono il più simile e fedele possibile.

La sfida è stata quella di riuscire a portare in una situazione teatrale il suono che si ottiene solo ed esclusivamente con strumentazione e volumi da stadio. I fan dei Queen conosco il suono inconfondibile e si aspettano di vivere quell’esperienza sonora, non potevo sbagliare e non potevo deluderli. Il suono di Brian May è talmente semplice da diventare complicatissimo da ottenere. Sono cinque gli elementi fondamentali per ottenere il suono dei Queen.

5 elementi per suonare come i Queen

La Red Special è una chitarra abbastanza unica nel suo genere, essendo autocostruita da Brian May insieme al padre. Ci sono quindi molte combinazioni che originano suoni caratteristici di diversi brani dei Queen e che sono irriproducibili se non con questa chitarra.

Il VoxAc30 è un amplificatore che ha fatto storia nel Rock inglese. Combo potentissimo valvolare con due coni, preferibilmente alnico blue. Brian May utilizza questi ampli modificati eliminando tutta l’equalizzazione per avere un suono ancora più puro. La leggenda narra che sia stato Rory Gallagher a suggerire a Brian May l’utilizzo del treble booster con il Vox AC30.

Il six pence, monetina inglese uscita di produzione i primissimi anni 70, viene usata da May al posto del plettro e serve per ottenere ancora più brillantezza nel suono e un attacco più pronunciato ed originale.

Il suono di Brian May è artigianato puro, i timbri di ottengo sfruttando le diverse combinazioni di questi elementi, non ultimo le mani, il tocco, la pronuncia, il feeling.

La testata MV50AC della Vox in abbinata ad un cabinet 2×12 ha permesso di avvicinarmi ulteriormente al suono tipico di Brian May. Quando sono stato chiamato per questo musical ho subito pensato a come ottenere questo suono in una situazione teatrale.

Non potevo certo portare tre Vox AC30 sparati al massimo come fa May. Sapevo che volevo un suono analogico ma ho escluso a priori l’idea di affidarmi alle valvole. In teatro le valvole hanno veramente vita breve per via dell’uso prolungato e intensivo della strumentazione. Gli ampli restano accesi da un minimo di quattro ore fino ad un massimo di circa dieci ore al giorno per tre o quattro mesi, le valvole sono davvero troppo delicate per un uso del genere. Ho fatto un po’ di ricerche e alla fine ho scelto la testata MV50AC della Vox in abbinata ad un cabinet 2×12 per cercare di avvicinarmi il più possibile al suono di Brian May.

Simone Gianlorenzi HX STOMP
We Will Rock you Simone Gianlorenzi HX STOMP

I primi giorni di prove il mio set up era costituito da questa testata, cassa e una pedaliera con treble booster, accordatore, pedale volume, un overdrive per maggiore distorsione per gli assoli e la mia fedele HX Stomp della Line 6 per delay e chorus da usare su diversi brani. Ma…dopo i primi due giorni ho subito riscontrato un sacco di problemi e difficoltà. Il suono, perennemente distorto provocava troppo rumore di fondo per lavorare in teatro inoltre, la testata Vox, non avendo un send e return, non mi permetteva di gestire il delay dopo la distorsione e l’incremento di volume per gli interventi solisti.

Il set up non era molto pratico e il suono poco soddisfacente. La cassa era dietro le quinte, quindi cavi lunghissimi e ambienti e spazi inadeguati per la microfonazione. Tutto ciò ha reso questa scelta non proprio vincente. La fortuna è stata quella di avere con me HX Stomp, un vero e proprio coltellino svizzero che, con le sue mille risorse e potenzialità, mi ha salvato la vita. Grazie al suo Send and return, ho potuto collegare il send all’ingresso della testata e lo speaker emulator della stessa al return. Le uscite bilanciate (TRS) dell’HX Stomp mi hanno permesso di andare in diretta al mixer.

Con questa configurazione per prima cosa ho potuto sfruttare il noise gate della pedaliera e ridurre al minimo fruscii dovuti all’alto livello di gain. Inoltre l’implementazione della testata all’interno di HX Stomp, ha permesso di gestire la sua posizione nel percorso del segnale inserendo il chorus prima della testata e delay, riverbero, pedale volume e blocco gain (con incremento del volume per gli interventi solisti di 4,5 db) dopo la testata: una comodità incredibile che mi ha fatto apprezzare ancora di più questa pedaliera per la sua versatilità di utilizzo.

Alla fine il segnale delle due chitarre entra in uno switch A/B che utilizzo per cambiare chitarra, da qui entra nel Treble Booster Fryer Touring Brian May signature, poi nel Klon Centaur che utilizzo per avere più guadagno nei solo più spericolati, per poi entrare nell’accordatore. Da qui il segnale entra nella HX Stomp, dove ci sono gli effetti e la testata, e infine vado diretto nell’impianto.

Per le chitarre mi sono affidato alla Red Special della Brian May Guitars come chitarra principale e alla Yamaha Revstar 720B come chitarra accordata in Drop D. Questo modello di Revstar l’ho scelta perché ha i pick-up simili, come tipologia, a quelli della Red Special anche se un po’ più cattivelli. Questo è stato un bel vantaggio visto che la chitarra viene utilizzata su brani più heavy come Headlong e Fat Bottomed Girls.

 

 

We Will Rock you Simone Gianlorenzi Revstar

La chitarra acustica che ho scelto per il tour è la Yamaha LL16, una stupenda Dreadnought, ottima per lo strumming con un bellissimo suono acustico e un’ottima suonabilità. La cosa davvero vantaggiosa di questa chitarra, per me, è che ha un sistema di amplificazione passivo e quindi non necessita della batteria: nessuna ansia da batteria esaurita! Ovviamente necessità di un pre/DI e io ho optato per il mio fedele Platinum EQ con cui posso agire sul gain, equalizzazione e compressione del suono.

 

We Will Rock you Simone Gianlorenzi LL16

Da un punto di vista pratico e logistico, oltre a suonare, mi sono dovuto rapportare con alcune esigenze di spettacolo. Innanzitutto durante lo show ci sono un paio di momenti in cui entro in scena e interagisco sul palco con gli attori e ballerini. Questo ha ovviamente comportato l’utilizzo di un trasmettitore wireless Line 6 G30.

Oltre a questo, la postazione di noi musicisti sul palco è su due pedane rotanti che girando, ci portano in scena qua e là durante lo spettacolo.

Il racconto dello show: come ho affrontato il Musical

Suonare su una pedana rotante in un Musical è sempre emozionante e…pericoloso! Bisogna ricordarsi i momenti in cui si muoverà e cercare di non perdere l’equilibrio: suonare un assolo di chitarra mentre la pedana gira e dovendo magari agire sui pedali è una bella impresa, almeno le prime volte.

Un’altra problematica che ho dovuto affrontare è la mia posizione innaturale sulla pedana. Solitamente tengo il leggio di fronte a me oppure alla mia sinistra. In questo modo mentre leggo con la coda dell’occhio vedo anche il manico della chitarra e posso agire col piede destro sui pedali nella pedaliera. La mia postazione non consente ciò perché mi troverei di spalle al pubblico quando la pedana ruota. L’unica soluzione è stata tenere il leggio alla mia destra e controllare la pedaliera col piede sinistro. Sembra una stupidaggine ma, credetemi, non lo è affatto…finché non ci si abitua. Lo show è anche questo, non solo note ma anche, e soprattutto, spettacolo.

I momenti più emozionanti di questo lavoro sono senza dubbio stati la primissima volta che abbiamo provato Innuendo, il brano di apertura del musical. C’è un intro molto lungo, poi una voce fuori campo che recita, entra la batteria e finalmente la chitarra con il tema introduttivo. Il brano prosegue come da disco e arriva la voce di Freddie Mercury: è stata davvero una grande emozione sentirla la prima volta e trovarsi in qualche modo a suonare con lui.

Davvero emozionante, un’emozione che non si è persa nemmeno dopo settanta repliche: Magia della musica… e del Musical!

Ovviamente super emozionante è stato suonare con Anastacia. La sua potenza, la sua espressività, la sua attitudine, il rispondere alla sua voce con i fraseggi di Brian May è ad oggi, il regalo più grande che la vita mi abbia fatto.

Simone Gianlorenzi

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