Vincenzo Topputi: lezioni di clarinetto su Youtube

Strumenti a fiato

Da qualche settimana, Vincenzo Topputi, diplomato in Clarinetto al Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli (BA) e attualmente docente di clarinetto presso una scuola secondaria di primo grado ad indirizzo musicale, ha aperto un canale Youtube e propone lezioni di clarinetto online. L’abbiamo intervistato e gli abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa in più di lui e di questa nuova esperienza.

Raccontaci qualcosa di te.

Ho studiato clarinetto al Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli (BA) con Giovanni Mastromarino e mi sono diplomato a pieni voti nel 2009. Ho da sempre coltivato la formazione didattica e quella musicale, sia da solista, che in formazioni cameristiche, che in orchestra. Sono un musicista classico pertanto il mio “habitat naturale musicale” è l’orchestra, gli ensemble strumentali e l’orchestra di fiati. Ho suonato in diverse fondazioni, teatri e orchestre italiane, in particolar modo dal 2012 al 2017 ho affiancato la mia attività di insegnante a quella di professore d’orchestra presso l’orchestra della “Fondazione Arena di Verona” con il ruolo di “clarinetto basso con obbligo al clarinetto” nel festival lirico estivo. Dal 2015 sono docente di ruolo sulla cattedra di clarinetto presso la scuola secondaria di primo grado ed attualmente insegno presso l’ I.C. “Rita Levi Montalcini” di Bitritto in provincia di Bari.

Ti è sempre piaciuta l’idea di insegnare? Come hai intrapreso questa strada?

Bella domanda….forse non ho scelto di insegnare ma è stata la vita a farmi intraprendere questo percorso.
Innanzitutto parto dallo sfatare un pregiudizio troppo diffuso tra i musicisti: “insegni?…..allora sei un fallito, oppure un frustrato, oppure ancora uno di quelli che ha smesso di studiare o ha smesso di suonare”!!!
Niente di tutto ciò mi rispecchia, anzi…
Dovrei partire da un po’ di anni fa quando ero “dall’altra parte”, quando ero ancora alunno!
Ammetto che non mi entusiasmava l’idea di studiare al Liceo, avevo tanti interessi e contemporaneamente studiavo in Conservatorio e da grande “volevo suonare”. Andare a scuola mi annoiava molto e trovavo alcuni insegnanti poco accattivanti, ma c’erano anche moltissimi momenti in cui la mia curiosità era particolarmente stimolata a scoprire “da sola” e mi addentravo spesso a leggere o approfondire cose che non erano richieste a scapito dello studio, ad esempio mi interessava molto cercare l’etimologia delle parole. Ricordo che mi piaceva molto stare con i compagni di classe ed abbiamo trascorso momenti di indimenticabile convivenza in quegli anni.
Non ero “l’alunno modello” insomma…
Provengo da una famiglia molto umile, sono il primo di tre figli, mio padre all’epoca era un operaio di una industria di materie plastiche, famiglia monoreddito del sud Italia, ma tutti e tre abbiamo studiato e ci siamo laureati.
Per studiare musica a livelli accademici e voler fare il musicista in questo Paese ci sono tre paroline magiche: “Talento, Sacrificio e Possibilità Economica”.
Già da studente suonavo in banda e reinvestivo quello che guadagnavo per studiare e acquistare strumenti e tutto il necessario per frequentare corsi, viaggi e aggiornamenti necessari. Una volta abilitatomi in didattica dello strumento, nel 2011, ho scelto di andare a lavorare come tanti docenti precari meridionali al Nord Italia, ed è lì che, partito ragazzo, sono diventato uomo.
Quando sono partito avevo 500 euro in una carta prepagata e tre notti pagate in un bed and breakfast, ma da quel giorno il lavoro non mi è mai mancato e l’ho reinvestito nella musica. Ammetto che quel sacrificio e quello studio hanno portato sempre i loro frutti e le loro soddisfazioni.
Insegnare mi piace, mi diverte e prima ancora che insegnante, io mi definisco educatore…poco importa se i miei alunni non continueranno con studi accademici, è importante però che imparino a portare a termine un obiettivo e sapere che ciò comporta sempre impegno, precisione e a volte anche lavoro di squadra nel rispetto di tutti.
Insegnare mi stimola a fare il musicista e fare il musicista mi stimola ad insegnare. Allora per tornare alla parola “insegnare”, l’insegnante non è colui che tramanda qualcosa riempiendo un contenitore vuoto (l’alunno), ma l’insegnante, come spiega l’etimologia della parola, per tornare ad un mio interesse dei tempi del liceo, è colui che “segna dentro” colui che lascia un segno profondo nella vita, nella mente e forse anche nel cuore di piccole donne e piccoli uomini: i propri alunni.

Quali sono gli aspetti fondamentali della tua attività di insegnante? 

I corsi ad indirizzo musicale nella scuola secondaria di primo grado sono parte integrante dell’orario settimanale del curriculum dello studente iscritto. Si caratterizzano di tre ore in più rispetto al più classico orario di 30 ore settimanali (quindi gli alunni svolgono 33 ore in totale). Queste tre ore in più si svolgono di pomeriggio e prevedono solitamente due “lezioni di strumento” (tenute in compresenza con metodologia peer to peer, cooperative learning, problem solving…insomma qualcosa di diverso dalla vecchia lezione frontale tipo la lezione privata di tanti anni fa) e una “lezione di musica d’insieme e teoria musicale” (che è una lezione collettiva) in cui tutti gli alunni con i loro strumenti suonano in orchestra o ensemble strumentali e vengono affrontati gli aspetti teorici musicali.
Oltre alla prassi esecutiva, alla musica d’insieme ed alla teoria musicale, mi soffermo molto sull’ascolto partecipativo, dal vivo o registrato, perché è sempre bello invitare gli alunni ai propri concerti, far ascoltare loro un passo d’orchestra, un assolo, un repertorio cameristico nuovo. Vedere che nelle sale da concerto sono presenti i ragazzi con i loro genitori, parenti o amici è sempre molto bello. Un musicista cosa se ne fa della sua musica senza un pubblico a cui suonarla? Ed ognuno di noi come farebbe a vivere in un mondo senza musica e senza musicisti che la suonino?

Quanto incide la scelta di un buon strumento sui risultati dei tuoi allievi?

Avere un buono strumento sin dall’inizio è fondamentale per un approccio agevole sul clarinetto e su qualsiasi strumento.  È un po’ come quando si inizia a guidare un’automobile: se sei un guidatore esperto, pur con tante difficoltà, probabilmente riuscirai anche a guidare una vettura con problemi meccanici (freni rotti, una ruota sgonfia, frizione dura, volante che non mantiene bene la strada), ma se la stessa vettura la fai guidare ad un principiante, rischi di metterlo nelle condizioni di fare un bell’incidente. Sembra strano, ma è proprio all’inizio che serve avere uno strumento perfetto, leggero, ergonomico e facile da far suonare, per fare in modo che l’impegno e l’attenzione dell’alunno possa essere indirizzata solo e unicamente per concentrarsi e mettere in pratica quei processi di apprendimento che in musica sono complessi perché numerosi e tutti simultanei. Sarebbe un peccato che un allievo si demoralizzi o peggio ancora si reputi “incapace” solamente perché ha fra le mani uno strumento fatto male.
Come insegnante mi sono sempre trovato molto bene con i clarinetti Yamaha YCL255, e come me anche i colleghi di strumento che mi hanno preceduto, al punto che nella mia scuola abbiamo un parco strumenti che mettiamo a disposizione dell’utenza con comodato d’uso gratuito qualora sia richiesto dalle famiglie.

Qual è la tua esperienza con Yamaha?

La mia esperienza con Yamaha è nata circa tre anni fa quando mi accingevo a cambiare il mio clarinetto e avevo il desiderio di selezionarlo con precisione e capire meglio cosa volessi dalla mio nuovo strumento, così grazie all’amico a Maestro Giambattista Ciliberti sono entrato in contatto con il team di Yamaha Italia ed è nata subito una bella e piacevole amicizia che mi ha portato a conoscere le importanti evoluzioni che la casa giapponese ha fatto in questi anni sui clarinetti. Ho selezionato una coppia di strumenti, sia il Si bemolle che il La, CSG-III entrambi provvisti di leva di correzione per il Fa e il Mi grave. Gli strumenti mi hanno molto colpito per la loro precisione nell’intonazione ed omogeneità dei registri e mi sono subito innamorato.

Da poco hai aperto un canale e proponi lezioni di clarinetto su Youtube. Com’è nata l’idea, che obiettivo ha, come crei i contenuti, a chi sono rivolti?

A causa del diffondersi del covid-19 in Italia, dall’inizio di marzo è stata attuata la chiusura delle scuole e la sospensione delle attività didattiche in presenza, ma gli insegnanti italiani stanno comunque garantendo agli alunni il diritto all’istruzione e si sono adoperati in diverse forme di didattica a distanza. Io ho subito pensato che il momento che stavamo e stiamo ancora vivendo fosse davvero molto delicato e mi sono detto: “Perché non trovi un modo per accorciare le distanze ed essere più vicino al mondo social dei tuoi alunni?”.
Dovevo trovare qualcosa che mi aiutasse nella didattica e ne semplificasse la fruizione dei contenuti, allora ho giocato con il mio nome ed ho creato un canale YouTube dal nome “Prof. Top” con cui fornisco ai miei alunni (e a tutti coloro che vogliono avvicinarsi al mondo del clarinetto o degli strumenti a fiato più in generale) delle lezioni di clarinetto utili e graduali per approfondire i nuovi argomenti della  programmazione che avremmo affrontato durante l’anno scolastico in corso, ma che in realtà sono utili a chiunque voglia imparare a suonare il clarinetto o addirittura, come è anche successo confrontandomi con altri colleghi, agli alunni che da diverse parti d’Italia arrivano sul mio canale perché utilizzano il mio stesso metodo/libro con i loro insegnanti.
Questa parte del mio lavoro in realtà è l’aspetto più teorico ed in qualche modo rappresenta “la spiegazione” all’interno della nuova organizzazione delle lezioni di clarinetto. I tutorial sono rigorosamente creati “homemade”. Inoltre incontro i miei alunni almeno una volta alla settimana in videoconferenza e fortunatamente la tecnologia ci aiuta sentirci più vicini. È inutile dire che nulla può sostituire la bellezza e la stessa funzionalità degli incontri in presenza, ma adesso dobbiamo accontentarci di questo e cercare di rendere anche questi momenti un po’ più “umani”.
Io credo che questo momento abbiamo il dovere di trasformarlo in una occasione per migliorarci tutti in prima persona, per scoprirci più umani, per capire che è inutile rinviare le cose pensando di avere un tempo infinito, per fare chiarezza su ciò che è veramente importante e per capire come il sacrificio di ognuno di noi possa essere un grande gesto di altruismo per l’altro.
La musica come sempre ci aiuta e ci insegna che solo insieme possiamo suonare come una grande orchestra, ognuno con il suo strumento e con il suo spartito…con tanta testa e tanto tanto cuore, proprio come noi italiani sappiamo fare ed abbiamo da sempre insegnato al mondo!

Vi siete incuriositi? Andate a dare un’occhiata al canale di Prof.Top

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3 Commenti

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    Molto interessante.grazie. come partecipare?

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    Complimenti prof Top

  3. Avatar

    Molto esaustivo ed interessante…. Complimenti!!!