Intervista ad Anais Drago, finalista ad Amadeus Factory per la categoria Jazz

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Anais Drago, giovane violinista italiana, è la finalista per la categoria Jazz del talent musicale Amadeus Factory. Assieme agli altri tre finalisti, infatti, Anais si esibirà sabato 1 dicembre sul palco del Teatro Dal Verme di Milano per la finale del concorso.

Conosciamola meglio.

Come hai iniziato a suonare il violino?

Ho iniziato all’età di 3 anni e mezzo, con il metodo Suzuki. Mia mamma era venuta a conoscenza della filosofia alla base del metodo anni prima, e perciò ha indirizzato prima mia sorella e poi me su questa strada. Gli anni trascorsi nella scuola Suzuki sono stati meravigliosi, in particolare per l’esperienza d’orchestra con bambini della mia stessa età. Abbiamo girato il mondo facendo concerti nonostante la nostra giovanissima età e ho assaporato sin da subito la gioia del far musica insieme ad altri. Ho poi proseguito gli studi privatamente sotto la guida della mia insegnante Liana Mosca, facendo gli esami in conservatorio e ho completato il percorso classico diplomandomi da privatista nel 2013.

Cosa ti ha spinto a partecipare a questo talent?

Lo scorso luglio, mentre mi trovavo a Bangkok a svolgere una residenza artistica, ho ricevuto la proposta da parte del direttore del conservatorio nel quale mi ero appena laureata (ho fatto un biennio in arrangiamento e composizione jazz) di partecipare ad Amadeus Factory. Mi è sin da subito sembrata una bella opportunità per entrare in contatto con altri musicisti, farmi conoscere e soprattutto avere l’onore di farmi ascoltare da un grande maestro qual’è Enrico Pieranunzi. Mi sono presentata come solista, facendomi accompagnare da un pianista nella selezione iniziale. Poi ho proseguito da sola, avvalendomi di alcuni strumenti elettronici (effetti per chitarre e loop station) e ho così potuto rendere davvero particolari e (spero) interessanti le mie performances nelle fasi successive del concorso.

L’abbinamento musica jazz – violino non è così scontato, nonostante in passato ci siano stati dei grandi violinisti jazz come Stephane Grappelli. Com’è nato il tuo interesse per la musica jazz?

Quando iniziai il liceo entrai in contatto con tanti ragazzi che suonavano, che si trovavano tra di loro e mettevano in piedi le prime band. Così con alcuni amici fondammo un gruppo e iniziammo a suonare musica folk irlandese, ma non solo. Quello è stato l’inizio di tutto, perché ho capito che non c’erano limiti oltre i quali non avrei potuto spingere il mio strumento, e così ho iniziato a sperimentare tantissimi generi musicali diversi e anche a staccarmi dalla forma mentis dello spartito. Nella musica tradizionale, pop, rock e altro difficilmente esistono partiture già fatte. Ho imparato a trascrivere tutto, e dopo un po’ anche a improvvisare nei vari stili. Al jazz sono arrivata dopo, quando avevo già diciotto anni. A casa non si è mai ascoltato il jazz: mia sorella ama profondamente la musica classica (è una violinista anche lei, lavora stabilmente in un’orchestra tedesca), mia zia è una cantante lirica, mio padre un “rockettaro”. Quando ho scoperto i cosiddetti ”standard jazz” sono rimasta spiazzata e mi sono accorta che c’era un mondo enorme di cui non sapevo nulla. Così, spinta dalla curiosità, ho iniziato ad ascoltare jazz e a studiarlo. Ho vissuto a Londra per qualche mese, studiando con un sassofonista e facendo gavetta in tutte le jam sessions a cui riuscivo a partecipare. Poi sono tornata in Italia, ho fatto diversi seminari e masterclass continuando però il lavoro di studio dell’improvvisazione da sola. Poi mi sono iscritta al biennio di composizione, non tanto per diventare compositrice (anche se ad oggi ho pubblicato il mio disco di debutto che mi vede, oltre che violinista, anche compositrice e arrangiatrice di tutti i brani), ma per approfondire lo studio del jazz sotto tutti i punti di vista possibili.

Anais Drago - violino

Oggi il musicista deve essere un po’ imprenditore di se stesso e occuparsi non solo di musica, ma anche di marketing o comunicazione. Sei d’accordo?

Assolutamente! Lotto continuamente con questa realtà, poiché per mia natura sento di avere ancora tantissimo da imparare e, di conseguenza, di aver bisogno di tempo per studiare. Al contempo però lavoro molto con la musica, ho parecchi ingaggi e viaggio moltissimo, quindi è difficile trovare il tempo per fare tutto . La musica è totalizzante, non è un impiego che ti occupa sei/otto ore al giorno e poi ti lascia libero fino al giorno dopo e nei week-end. In tutto questo tetris di impegni ho imparato anche a dedicare del tempo alle cosiddette ”pubbliche relazioni” e ai social. Devo dire che credo di fare un buon lavoro, sono una persona socievole, non patisco gli occhi puntati addosso e mi piace poter dar prova delle mie competenze, senza cadere nell’auto-idolatria e nell’egocentrismo.

Se dovessi trascorrere un anno su un’isola deserta, quali sarebbero i tre cd che sceglieresti di portare con te?

Non lo so. Credo che non potrei proprio scegliere. Potrei farlo con dei libri forse, o con delle opere d’arte (perchè in proporzione ne conosco molti meno e la scelta sarebbe più facile!) ma con la musica è diverso. Scopro mensilmente una quantità di lavori discografici talmente interessanti e appassionanti che non potrei davvero scegliere. Inoltre, ci sono pochissimi generi musicali che non rientrano nei miei gusti, perciò il calderone è davvero grande. Infine, ho in generale un grande problema con le scelte. Mi viene in mente il mio professore di filosofia delle superiori, quando ci parlava di Kierkegaard e dell’abisso delle infinite possibilità di fronte al quale l’essere umano viene messo davanti. Magari un giorno avrò una visione un po’ più generale e distaccata di questo mondo incredibile che è la musica, e riuscirò ad avere i miei tre cd da isola deserta!

 

Chi sono – Ilaria Gaspari: Sono Ilaria Gaspari, veronese di nascita, giramondo per passione. Da ottobre 2016 mi occupo di comunicazione digitale e di social media marketing in Yamaha Music Europe. Fin da piccola, sono sempre stata affascinata dalle parole, dalla grammatica, dalle lingue (ho studiato inglese, tedesco, francese e anche latino!). Nel tempo libero leggo…tanto, e scrivo.

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Comment (1)

  1. Avatar

    Avendo ascoltato dal vivo Anais ho trovato che lo scrivere di Lei mi ha permesso di avere una positiva e più completa conoscenza dell’artista.

    Grazie