È da molti anni che si parla della fine dei cd, ma in realtà ci sono ancora molte persone che amano ascoltare musica con questo supporto musicale. D’altronde, secondo gli ultimi dati di mercato, mai come oggi l’ascolto di musica avviene in modo differenziato. Se c’è stato un tempo in cui tutti utilizzavano dischi in vinile, musicassette e poi cd, ora il pubblico può scegliere diversi sistemi per fruire della musica in modo fisso o portatile privilegiando prezzo, comodità, qualità. Oppure seguendo le vecchie abitudini, però messe sempre più in discussione dal progresso tecnologico.
L’avvento della musica digitale ha infatti rappresentato una vera rivoluzione anche negli stili di vita. Avere a disposizione i brani musicali preferiti sempre e in ogni luogo, per gli appassionati é davvero qualcosa di speciale. Dopo gli mp3 sugli iPod, oggi si possono ascoltare canzoni in streaming, gratis in cambio di spot o in abbonamento, su pc, smartphone o qualsiasi altro dispositivo. Ma si tratta pur sempre di modalità di ascolto che non prevedono il possesso fisico dell’oggetto legato all’artista del cuore. Ecco perché c’è chi riscopre il fascino vintage dei vinile con le sue grandi foto, mentre altri ancora continuano a preferire i cd.
Il compact disc, introdotto negli anni ’80, rappresenta ancora una fetta importante del mercato complessivo della musica. Anche se le sue vendite calano a doppia cifra da diversi anni, infatti circa il 40% delle persone acquistano cd. Un numero importante di cui raramente si parla, mentre ad esempio spesso si sottolinea il boom del vinile che però rappresenta una quota infinitamente più piccola del mercato fisico. Come mai?
Il punto è che l’industria musicale ed elettronica sta investendo importanti risorse nello streaming e sembra non avere nessun interesse a mantenere alta l’attenzione sui vecchi cd. Vorrebbe che tutti gli acquirenti del mercato fisico passassero alla musica digitale. Perché, se è vero che lo streaming cresce vorticosamente di anno in anno, è pur vero che i suoi margini di guadagno sono ridotti e per compensare il calo delle vendite dei cd servirà ancora del tempo.
Ma non sarà facile convincere gli ascoltatori fedeli ai cd a trasformarsi in appassionati di streaming e tantomeno a spendere i fatidici 9,99 euro al mese di abbonamento. Secondo una ricerca di Midiaresearch chi utilizza i compact disc infatti acquista musica in modo saltuario spendendo circa 20 euro all’anno.
Si tratta generalmente di consumatori più anziani di una decina di anni, poco attratti dallo streaming, anche perchè probabilmente non ne conoscono né l’esistenza, né l’utilizzo. Secondo gli analisti questo zoccolo duro resisterà ancora a lungo. Spotify, iTunes, Google, Amazon e gli altri giganti del web avranno un bel d’affare per convincere questi neo nostalgici del cd a sborsare quattrini per un servizio in streaming con milioni di brani che da loro non verranno mai ascoltati. Quindi quando arriverà la fine dei cd? In qualsiasi mercato le transizioni tra un sistema e l’altro avvengono sempre in modo lento e graduale. Ma ad un certo punto arriva il momento in cui il vecchio formato non è più supportato dal mercato: solo allora diremo addio ai cd.
Chi sono – Fulvio Binetti: Musicista, compositore, autore e producer. Editore di Bintmusic.it e blogger di musica e dintorni, si occupa di consulenza nel campo della comunicazione.