Siamo con Gian Piero Terravazzi, dal 2001 Piano Product Specialist e Piano Technician di Yamaha Music Europe per la sede italiana. Nonché una delle persone più competenti ed esperte che abbia mai conosciuto, prima formatasi “a bottega” presso i laboratori di restauro di affermati rivenditori e poi presso la Yamaha Piano Technical Academy in Giappone, struttura della quale riparleremo presto. E dopo anni che lo conosco, finalmente posso togliermi qualche curiosità.
In cosa consiste esattamente il tuo lavoro presso Yamaha?
Ricopro la mansione di Piano Product Specialist e Tecnico Pianoforti. Ogni pianoforte che esce dalla fabbrica deve essere presentato nelle migliori condizioni di registrazione meccanica, accordatura e intonazione. Questi tre interventi distinti devono essere realizzati nel miglior modo possibile, per ottenere dallo strumento la miglior resa timbrica. Nella mia attività quotidiana mi occupo anche di questo aspetto.
Ma tutti i pianoforti che arrivano in Italia passano da te?
Solo una piccola parte: in sede abbiamo qualche decina di esemplari, principalmente pianoforti a coda, che utilizziamo per concerti di particolare importanza, per eventi presso i nostri Rivenditori e per le Piano Private Invitation organizzate in collaborazione con i nostri dealers: su appuntamento è infatti possibile venirci a trovare presso la nostra Showroom interna per visionare, provare e scegliere uno dei nostri strumenti.
Cosa provi quando metti le mani su un pianoforte nuovo?
Innanzitutto ho la fortuna di intervenire su pianoforti d’alta gamma. Poter aggiungere il mio contributo per preparare al meglio uno strumento già affinato in fabbrica da artigiani sapienti, è una vera gioia. La messa a punto è comunque un’operazione fondamentale, dopo il lungo viaggio di trasferimento di questi prodotti dalla fabbrica in Giappone, o dalla Germania, nel caso dei Bosendorfer.
Immagino che sia sempre un’emozione, che non diventi mai routine? Infatti ogni pianoforte ha una propria personalità ed è quindi necessario valorizzare quella che è l’indole naturale dello strumento, riportando comunque il timbro finale all’interno di uno standard che sappiamo essere gradito dalla nostra clientela.
Può quindi variare l’affinamento di un pianoforte, in base alla destinazione?
Esatto, oltre al gusto personale dell’utilizzatore si deve tener conto dell’eventuale ambiente in cui andrà posizionato lo strumento. Durante le prove di selezione nella nostra showroom, di fronte a pianoforti anche della medesima dimensione, ad esempio due C3X o due C5X, il cliente spesso coglie queste differenze. Come nella scelta di un ottimo vino, ogni palato ha le proprie preferenze.
Come fanno i clienti a comunicarti le proprie preferenze di suono? Sono tutti sufficientemente competenti?
Per intenderci vicendevolmente spesso facciamo ricorso ad aggettivi più o meno appropriati, con l’obiettivo di descrivere qualcosa di così impalpabile come è il suono. In questo caso scambiare pareri e sensazioni diventa difficile, è una questione di sensibilità interpretare le loro osservazioni. Mi sforzo di adeguare gli interventi in base alle loro esigenze.
Qualche aneddoto particolare in proposito?
Un cliente venne in sede con il proposito di provare e acquistare un pianoforte a coda che non comportasse una spesa eccessiva. Tuttavia la sua attenzione si concentrò su un mezza coda al quale avevo dedicato molto tempo e passione, perché destinato alla registrazione di un video. Lo definì il pianoforte dei suoi sogni, acquistandolo, nonostante costasse il doppio di quanto avesse preventivato. Una conferma che, quando un pianoforte si trova nelle migliori condizioni è in grado di stimolare la nostra sensibilità, facendo scattare quello che solitamente definiamo “un amore a prima vista”.
Sei anche pianista?
Uno strimpellatore che si cimenta solo in assenza di pubblico.
In questo mondo invaso dai digitali, cosa ci resta dei veri pianoforti acustici?
Il digitale rincorre qualcosa che il pianoforte acustico ha fornito 300 anni fa: la consapevolezza di poter plasmare emozioni pure, esclusivamente attraverso materiali messi a disposizione dalla natura e opportunamente lavorati, come il legno di risonanza che cresce in alta quota, il feltro ottenuto da lane selezionate, l’acciaio delle corde così sottile e sottoposto a tensioni elevate. tutto questo senza inserire una spina in una presa di corrente.
In che misura il pianoforte entra anche nella tua vita privata e nel tuo tempo libero?
Sono un privilegiato: per lavoro ho l’opportunità di effettuare assistenza tecnica in molti concerti, che seguo sino alle ultime note, per poi raccogliere le impressioni dei vari artisti nei confronti dei nostri strumenti. In queste situazioni diventa difficile cogliere la linea di demarcazione tra lavoro e svago.
Mi confermi che sovente il legame tra accordatore e pianista è esclusivo?
Sì, molti artisti per i loro concerti preferiscono che l’assistenza sia affidata al loro tecnico di fiducia. Condivido questa scelta che comunque risulta molto impegnativa per un tecnico, dovendo sottoporsi a frequenti e lunghe trasferte. Conosco quasi tutti i tecnici che operano sul territorio nazionale e posso dire che sono davvero molti i colleghi preparati.
Un’ultima domanda: ho sentito dire che Yamaha sta per dedicarti una selezione di CX GT, ne sai niente?
Credo sia un’idea scaturita dalla vulcanica mente del nostro direttore commerciale! Onestamente pensavo scherzasse.
Idea che indubbiamente tradisce la sua stima nei tuoi confronti.
Penso sia questo il senso della sua proposta.
Chi Sono – Marta Caldara Concertista, formatrice, dimostratrice. Qualsiasi attività preveda l’utilizzo di un pianoforte mi trova sempre coinvolta in prima linea! Adoro l’atmosfera del live e centinaia sono i progetti di questo tipo che mi vedono impegnata. In questo blog vi terrò aggiornati sui progetti e sulle ultime novità dal mondo Yamaha.