Quante volte ci è capitato di sentire una canzone e di avere la netta sensazione di averla già sentita? Sicuramente è successo ad ognuno di noi. Spesso sentiamo dire che con 7 note (non è proprio così, eh!) è difficile essere originali e non ripetitivi e sebbene in realtà ci siano altri fattori che contribuiscono a rendere una composizione unica (il ritmo, l’arrangiamento, l’atmosfera, il testo) è pur vero che la musica è basata sulla matematica ed è quindi ovvio che il numero di combinazioni non può essere infinito. Sono tantissimi i casi in cui anche grandi nomi della musica, italiana e internazionale, si sono trovati a dover rispondere all’ipotesi di plagio davanti alla magistratura, che ora si avvale di esperti del settore come per esempio Ennio Morricone, che nel libro “Anche Mozart copiava. Cover, somiglianze, plagi e cloni” (Auditorium, 2004) di Michele Bovi, dice:
“La musica orecchiabile, proprio perché tale, assomiglia a qualche cosa già scritta, già proposta alla gente. Se non fosse stata udita non avrebbe successo. Se un autore vuole davvero creare qualcosa di originale deve attingere a parametri inadatti alla musica leggera il cui prodotto è una canzonetta, a volte dilettantesca, a volte infantile, sempre destinata ad un successo stagionale. La mia posizione morale e musicale è che chi ha coscienza di questa professione, pertanto della orecchiabilità forzata di queste canzoni che hanno vita breve, dovrebbe astenersi dal fare cause e controcause per plagi indimostrabili e disturbare i giudici per queste cose”.
Credo quindi che, prima di gridare al plagio, sia doveroso fare un po’ di chiarezza e spiegare la distinzione appunto tra plagio, cover, somiglianza e campionamento.
LA DEFINIZIONE DI PLAGIO
Con il termine plagio, ci si riferisce all’appropriazione, tramite copia totale o parziale, della paternità di un’opera dell’ingegno altrui. Ad oggi, la giurisprudenza è incerta se siano sufficienti 4 o 8 battute musicali per definire un plagio. Il giudice nomina un CTU (consulente tecnico d’ufficio) per redigere una perizia giurata, ed al quale viene proposto l’ascolto dei due brani. Se il giudice riconosce le ragioni di colui che intraprende l’azione legale, l’autore del plagio rischia il ritiro del pezzo dal mercato con sanzioni salatissime, oppure che gli introiti vengano devoluti all’autore originale. Le ipotesi di elaborazione o di variazione ci aiutano ad individuare il plagio. Se l’elaborazione di un brano risulta essere non creativo ma imitativo di un’opera altrui, siamo dinanzi a un “plagio parziale”.
PLAGI FAMOSI
Per le composizioni musicali, non esiste una regola generale in base alla quale un numero minimo di note, o di battute, uguali tra due opere configura il plagio. Insomma, possiamo dire che l’individuazione di un plagio non è una scienza certa. Certo è che ci sono canzoni, delle vere e proprie hit, decretate a tutti gli effetti plagi di brani già abbastanza famosi, riuscendo addirittura ad avere un successo ancora più grande dell’originale. Beach Boys – Surfin’ U.S.A vs Sweet Little Sixteen – Chuck Berry È il caso per esempio di Surfin’ U.S.A., brano che ha segnato un’epoca e che ha fatto ballare più di una generazione: la canzone è un evidente plagio da Sweet Little Sixteen di Chuck Berry, che infatti dopo una lunga causa è riuscito a ricevere sia credits e che royalties sulla canzone. Dulcis in fundo, si è scoperto poi che la canzone dei Beach Boys riportava delle somiglianze nel testo, questa volta riprese da Kissin’ Time di Bobby Rydell.
Nel Marzo 2015 si è concluso il processo per plagio nei confronti dei musicisti Robin Thicke, Pharrell Williams e T.I. (Clifford Harris Jr.) relativo a Blurred Lines canzone tormentone del 2013. Thicke e Williams erano stati citati in giudizio dai familiari del noto musicista soul Marvin Gaye, morto nel 1984, ritenendo che la canzone avesse una eccessiva somiglianza con Got to Give It Up, pubblicata da Gaye nel marzo del 1977. Il verdetto ha stabilito che i tre figli di Gaye avessero ragione e per questo hanno ricevuto 7,3 milioni di dollari a titolo di risarcimento, mentre T.I. è stato assolto, poiché aveva cantato soltanto la parte rap, che nell’originale non compare.
Eccole a confronto:
Tra i plagi più famosi, non posso assolutamente non citare l’ipotesi di plagio più assurda e chiacchierata degli anni ’90, che ebbe una risonanza mondiale proprio perché le due parti in causa furono Al Bano e il re del Pop Michael Jackson. È il 1992 e da poco è uscito Dangerous, uno degli album più belli di Jackson. Al Bano ascolta Will you be there contenuta nell’album e ritiene che sia un evidentissimo plagio della sua I cigni di Balakà, canzone pubblicata nel 1987 da lui e Romina Power. Perciò intenta una causa di plagio nei confronti di Michael Jackson. A seguito di ciò, l’album viene sequestrato in tutta Italia, ordinanza revocata però in un secondo momento; dopo aver espresso la sua disponibilità ad essere interrogato in merito in Italia, Jackson nel 1997 si presenta al processo in corso a Roma. I periti stabiliscono che le due canzoni hanno effettivamente 37 note di seguito identiche nel ritornello, e che quindi il plagio sussiste; Jackson viene condannato a pagare quattro milioni di lire di multa, ma non viene esaudita la richiesta di Carrisi di ricevere come indennizzo per i danni subiti cinque miliardi di lire.
Una sentenza successiva della Corte di appello civile di Milano però stabilisce infine che entrambi i cantanti si erano ispirati alla canzone del 1939, sprovvista di copyright, “Bless You For Being An Angel” degli Ink Spots. Questo gruppo, attivo negli anni ’30, si era a sua volta ispirato ad una musica tradizionale dei Nativi Americani. Ascoltiamole:
Di questa vicenda ha fatto il suo cavallo di battaglia il comico romano Riccardo Rossi, mettendo in scena uno sketch divertentissimo diventato virale che ogni tanto adoro riguardare e che stempera molto la complicata vicenda.
Questi sono solo alcuni dei plagi più famosi e discussi della storia recente della musica; se vi è piaciuto il nostro viaggio, non perdete la prossima puntata: approfondiremo il tema delle cover e l’abitudine tutta italiana di coverizzare tantissimi successi angloamericani, soprattutto negli anni ’60. A presto!
Chi sono – Ilenia Soprano: Ciao, mi chiamo Ilenia Soprano e faccio parte della divisione Educational di Yamaha Music Europe branch Italy. Ho studiato pianoforte e, nomen omen, canto da quando sono piccola. La musica è il grande amore della mia vita.