Silent Wifi Concert® – Piano & Orchestra: una prima assoluta!

Archi Pianoforti

A distanza di un mese dalla prima assoluta del “Silent Wifi Concert® – Piano & Orchestra”, abbiamo chiesto ai protagonisti di questo straordinario evento di raccontarci le loro impressioni.

Abbiamo incontrato Andrea Vizzini, pianista e ideatore del Silent Wifi Concert®, concerto eseguito su SILENT Piano™ udibile tramite cuffie wifi Silentsystem.

Andrea, com’è nata l’idea di un concerto per Orchestra Silent?

Il format del Silent Wifi Concert nasce dal desiderio di vivere e sentire la musica in maniera nuova e diversa. Penso che questa sia un’esigenza (e un’occasione) tanto per il musicista quanto per il pubblico. In quest’ottica il pianoforte Silent è diventato uno strumento che può offrire risultati nuovi e tutti da esplorare. Perché dunque non esplorare e sperimentare le potenzialità anche degli altri strumenti dotati di questa tecnologia? Le sinergie promettevano di essere strabilianti e, a quanto pare, così è stato!

I concerti silent non sono una novità per te…quali nuove sensazioni ed emozioni hai provato in questa particolare occasione?

Partiamo dal presupposto che suonare con un’orchestra è per un pianista un’emozione di per sé sempre forte, sia perché si è solisti abbracciati da un organico orchestrale importante, sia perché i repertori stessi per pianoforte e orchestra sono gli apici della letteratura pianistica di tutti i tempi. Il “Silent Wifi Concert – Piano & Orchestra” è stata l’occasione per condividere con tanti altri musicisti e con un direttore d’Orchestra dalla sensibilità rara, l’emozione di questo peculiare silenzio, dell’intimità con gli spettatori, della poesia e della bellezza circostante, accentuando e moltiplicando l’alchimia dell’insieme come se ognuno di noi fosse ingrediente indispensabile di un elisir di felicità!

silent orchestra 2

Il concerto si è tenuto il 7 giugno, in occasione del MiAmOr Music Festival, all’interno del Parco Formentano di Milano, di fronte alla prestigiosa Palazzina Liberty. Sul palco, insieme al pianista Andrea Vizzini, l‘Orchestra Milano Classica, in un repertorio interamente ispirato alla notte.
A dirigere l’orchestra il giovane e brillante M° Matthieu Mantanus, pianista, direttore, divulgatore e compositore svizzero belga, che da anni si dedica all’innovazione in musica e si adopera per avvicinare sempre più persone alla musica classica. Gli abbiamo posto qualche domanda, ecco le sue risposte. 

Matthieu, nel corso della tua carriera hai diretto numerose orchestre e nella tua musica hai sempre riservato un ruolo rilevante all’innovazione. Come hai accolto la proposta di unire questi due aspetti e dirigere la prima assoluta del “Silent Wifi Concert – Piano & Orchestra”?

L’ho accolta con entusiasmo! Per me la curiosità vince (quasi) sempre, e c’erano molti aspetti che mi intrigavano: come suonavano questi nuovi strumenti? Come dare loro un’unità di suono? Come gestire gli equilibri tra le sezioni? Insomma, era una terra di esplorazione fantastica!

È stato più impegnativo dirigere un’orchestra sentendo il suono solo in cuffia?

Sì, decisamente. È stato difficile inizialmente capire chi suonasse quale suono, visto che quello che senti non è per forza quello che vedi, o quello che dovrebbe essere in un contesto acustico… i violini primi sono 5? Può darsi che quello più in fondo suoni di più di quello che hai sotto il naso perché è regolato più forte! Equilibrare le dinamiche tra le sezioni al mixer poi è stato una sfida non da poco, così come dare un’ambiente sonoro piacevole: trasformare venti strumenti in una sola orchestra. Ma alla fine ci siamo riusciti ed è stato davvero bello!

Cosa ti è piaciuto di più di questa esperienza e qual è l’insegnamento che ti porti a casa per un eventuale concerto futuro?

A me affascina il rapporto tra arte e “macchina”, cioè l’incredibile capacità dell’uomo di usare la tecnologia per esprimere il suo lato meno razionale. Grazie a questa esperienza, ho capito due cose davvero importanti: il primo riguarda il pubblico, che con l’ascolto in cuffia è “libero” dalle questioni ambientali. Molto spesso per noi musicisti, l’acustica è un fattore determinante: nelle chiese con l’infinito riverbero, all’aperto con il suono che svanisce subito, ecc… bene, qui abbiamo il controllo assoluto di quello che sente il pubblico nelle sue cuffie, un pubblico libero di muoversi, passeggiare, sedersi sotto un albero o su un’altalena. E paradossalmente questo lo fa concentrare maggiormente!
Il secondo aspetto invece, visto anche il mio lavoro di questi anni, è la possibilità di lavorare con l’elettronica sull’orchestra: con un’orchestra “silent”, le possibilità si moltiplicano! Il breve brano mio che abbiamo eseguito insieme mi ha dato tante, tante idee che spero realizzare presto!

silent orchestra - matthieu mantanus

Infine, abbiamo chiesto ai musicisti dell’Orchestra Milano Classica di raccontarci la loro personale esperienza con gli strumenti Silent. Aurora Bisanti (primo violino), Martina Milzoni (contrabbasso), Alessandro Mazzacane (violoncello) e Claudia Brancaccio (viola) hanno risposto alle nostre domande:

Era la prima volta che ti esibivi in concerto con uno strumento con tecnologia Silent? Com’è stato l’approccio con uno strumento di questo tipo?

AB: Sì, è stata la mia prima esibizione con uno violino con tecnologia Silent. In passato ho usato però il violino elettrico e quindi l’approccio allo strumento è stato facile, sebbene indossassi le cuffie.

MM: No, mi era già capitato di suonare un contrabbasso elettrico. Lo strumento era buono, migliore rispetto agli altri che ho provato, mi sono trovata bene, fisicamente non sentivo così tanto la differenza con un contrabbasso vero.

AM: Sì, era la prima volta. Ho subito cercato di capire i punti di forza e di debolezza dello strumento, a come sfruttare i punti di forza smettendo di fare paragoni con uno strumento acustico. Mi piace pensare se e come sia possibile migliorarne la costruzione per evidenziarne i punti di forza durante la performance.

CB: Sì, era la prima volta. È stato davvero particolare per me, violista, suonare un violino a 5 corde. Le dimensioni, le distanze sono tutte diverse. Però mi sono davvero stupita di quanto l’approccio sia stato “naturale”. Sembrava comunque di avere a che fare con uno strumento acustico!

Il fatto di dover indossare delle cuffie ha modificato l’esperienza di suonare in un’orchestra?

AB: Indossando le cuffie ho provato una totale immersione sonora, in cui le orecchie, e quindi l’udito, divengono l’unico senso, permettendoti di isolarti e quindi di concentrarti pienamente solo sul suono. Detto ciò, mi sono mancati gli sguardi con i colleghi mentre suonavo, il suono della mia fila, il contatto col pubblico, poiché credo che per la buona riuscita di un concerto ci sia bisogno di un dare e avere sia da parte dei musicisti sia da parte degli ascoltatori. Mi ha impressionato osservare il pubblico mentre suonavo, assorto con le proprie cuffie.

MM: Suonare in cuffia è stato abbastanza difficoltoso perché avevo un ascolto collettivo, se fosse possibile gestire i suoni separatamente mi sarei trovata più a mio agio.

AM: Indossare le cuffie non ha modificato l’esperienza, avere le cuffie come unico feedback sonoro dello strumento proprio e altrui sì, soprattutto nella ricerca di un suono d’insieme.

CB: Noi “classici” siamo abituati ad un ascolto acustico molto caratteristico: un orecchio sullo strumento ed un orecchio sul resto del mondo. Suonare con le cuffie quindi non è stato immediato, ma in concerto c’è stato un effetto bellissimo: avere davvero la sensazione che il pubblico stesse ascoltando esattamente quello che ascoltavi tu!

 

Chi sono – Ilaria Gaspari: Sono Ilaria Gaspari, veronese di nascita, giramondo per passione. Da ottobre 2016 mi occupo di comunicazione digitale e di social media marketing in Yamaha Music Europe. Fin da piccola, sono sempre stata affascinata dalle parole, dalla grammatica, dalle lingue (ho studiato inglese, tedesco, francese e anche latino!). Nel tempo libero leggo…tanto, e scrivo.

 

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