Seby Burgio, la passione per il jazz di un talento non improvvisato

Pianoforti
Seby Burgio, jazzista dal talento non improvvisato - Yamaha Music Club

Quello che mi è saltato all’occhio leggendo la tua biografia è il fatto che tu sia passato dalla classica al jazz, per poi tornare a diplomarti al conservatorio. Fino a 14 anni ho studiato musica classica, partecipando e vincendo vari concorsi pianistici, per poi passare al jazz, genere al quale mi sono appassionato sin da subito, che mi ha dato la possibilità di conoscere tanti musicisti e di entrare a far parte in diverse formazioni. Dopo un paio d’anni ho deciso di riprendere gli studi classici e mi sono diplomato presso il Conservatorio A. Corelli di Messina.

Qual è stato il colpo di fulmine per il jazz? Il live in studio di Mina: documentario su una session in studio di registrazione della grande cantante italiana. Mi ha subito colpito la libertà dei musicisti nel suonare andando oltre gli spartiti e certe volte anche oltre le strutture, improvvisando e creando atmosfere in modo del tutto estemporaneo. Oltre al Jazz inteso in senso stretto, negli ultimi anni mi sono appassionato anche ad altri generi musicali dove l’improvvisazione rappresenta un elemento fondamentale. Suono tango argentino, grazie all’Ensemble Mariposa, musica brasiliana grazie a Barbara Casini e Manuela Ciunna (con la quale ho anche fatto un lungo viaggio in Brasile per approfondire il genere), la musica Funk/Soul/R’n’B’ grazie ad Ainé e Gegè Telesforo, con i quali suono soprattutto le tastiere e sperimento molta elettronica.

Qual è il progetto a cui tieni di più? In generale tengo molto a tutti i progetti in cui suono. Sicuramente quello a cui tengo di più perché è stato il mio primo progetto importante, è il trio “Urban Fabula” con Alberto Fidone al contrabbasso e Peppe Tringali alla batteria con i quali ho già inciso un album e tra qualche mese uscirà il nostro lavoro. Gli altri progetti importanti sono le collaborazioni con gli artisti citati poco fa con i quali collaboro assiduamente sia a livello concertistico che a livello discografico. Gegè Telesforo è fra tutti l’artista che mi ha dato di più in termini di visibilità e di conoscenza e sicuramente mi ha spronato a lasciare la mia terra, la Sicilia, tanto affascinante quanto difficile artisticamente, per trasferirmi a Roma dove ho trovato una grandissima comunità di musicisti eccezionali, tra i quali Chiara Civello, artista internazionale, con la quale ho iniziato a collaborare da poco.

Ho visto che ci sono molti altri personaggi noti nel tuo curriculum: hai un aneddoto da raccontare? Aneddoti ce ne sarebbero tanti. Uno che ricordo spesso è il lungo viaggio in macchina con il grande Massimo Ranieri in occasione di un concerto fatto insieme. Ricordo la lunga telefonata durata gran parte del viaggio intercorsa tra lui ed il suo produttore per l’allestimento di un nuovo spettacolo. Rimasi colpito dal fatto che un artista di quel calibro, con tutto quello che ha già fatto, si impegnasse ancora così tanto nel suo lavoro con ancora tanto entusiasmo e tanta voglia di fare. E’ stata per me una grande lezione.

Ho letto un post ironico che hai scritto sulla tua pagina Facebook riguardo ad un fermo in aeroporto, a causa di un tamburello nella borsa. Scherzi a parte, quanta emergenza c’è nella musica in Italia? Ce n’è tanta e secondo me è un’emergenza strutturale ed organizzativa. Suonando tanto in giro ho avuto la fortuna di entrare in contatto con tantissimi musicisti, ragazzi come me pieni di idee e uniti in progetti di grande valore che però non riescono ad ottenere ciò che meritano. Si sta rischiando di entrare in un circolo vizioso nel quale gli organizzatori che non hanno coperture, non vogliono “osare” e danno poco spazio ai progetti giovani, limitandosi a coinvolgere quasi sempre soltanto i grandi nomi. Di contro però anche il pubblico ha la brutta abitudine di non essere “curioso” e spesso non va ad ascoltare le nuove proposte. Quando ho suonato all’estero ho notato invece che il pubblico, al contrario, cerca la novità, la sostiene, la critica e la apprezza.

Internet quanto influisce su questo lavoro? Internet è ormai fondamentale nella vita di un musicista ed ha cambiato radicalmente il modo di rapportarsi con le persone. Internet nel nostro campo impone di lavorare non soltanto sullo strumento e sul saper suonare bene ma va oltre: bisogna lavorare sull’immagine, sulle strategie, la comunicazione, inventarsi qualcosa di diverso. Gli “youtuber” sono un esempio di questo. Conosco musicisti diventati famosi solamente grazie ad Internet.

Se non avessi fatto il musicista cosa avresti fatto? Credo proprio che avrei fatto l’artigiano perché mi piace tanto costruire con le mie mani.

E se io volessi comprarmi un tuo disco, quale mi consiglieresti? “Giant Steps”, mio primo album in trio con Massimo Morriconi (storico bassista di Mina) e Massimo Manzi. Poi sicuramente “Urban Fabula”, trio di cui ho parlato poco fa. Ed infine il mio ultimo lavoro in trio “Bounce” registrato insieme ai grandi Luca Bulgarelli al contrabbasso e Marco Valeri alla Batteria.

So che sta per uscire un tuo video per Yamaha. Di cosa si tratta? Si tratta della presentazione della serie Clavinova CLP-600, in cui illustro i netti passi in avanti compiuti dall’azienda giapponese, soprattutto nello sviluppo della meccanica della tastiera. La grande esperienza di Yamaha nella costruzione e nello sviluppo dei pianoforti acustici confluisce direttamente nel mondo del digitale, rendendo questi strumenti davvero eccellenti.

Chi Sono – Marta Caldara Concertista, formatrice, dimostratrice. Qualsiasi attività preveda l’utilizzo di un pianoforte mi trova sempre coinvolta in prima linea! Adoro l’atmosfera del live e centinaia sono i progetti di questo tipo che mi vedono impegnata. In questo blog vi terrò aggiornati sui progetti e sulle ultime novità dal mondo Yamaha.

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